Buona integrazione nel mercato del lavoro dei cittadini dell’UE/AELS in Svizzera

Berna. Stando a uno studio della «Forschungsstelle für Arbeitsmarkt- und Industrieökonomik (FAI)» dell’Università di Basilea, i cittadini dell’UE-17/AELS sono gli stranieri meglio integrati nel mercato del lavoro svizzero. Il loro tasso di occupazione è superiore alla media e la loro percentuale di disoccupazione la più bassa dopo quella della manodopera svizzera. Lo studio arriva inoltre alla conclusione che l’Accordo sulla libera circolazione delle persone (ALC) non ha prodotto alcun effetto rilevante sui salari e la disoccupazione della popolazione attiva svizzera.

Lo studio commissionato dall’Ufficio federale della migrazione (UFM) indica che già prima dell’entrata in vigore dell’ALC tendevano a immigrare in Svizzera persone ben qualificate. Negli anni Novanta il flusso migratorio proveniva soprattutto dagli Stati europei al di fuori dell’UE/AELS, in particolare dalla ex Jugoslavia, mentre l’immigrazione dallo spazio UE-17/AELS1) è iniziata nel 2000. Dall’entrata in vigore dell’ALC, nel 2002, circa l’80 per cento di questi immigrati è giunto dalla regione settentrionale dello spazio UE-17/AELS e, nella maggior parte dei casi, si è trattato di persone con un elevato grado di formazione. L’ALC ha fortemente contribuito a tale evoluzione.

L’andamento congiunturale nel nostro Paese ha influito sulla migrazione dei cittadini provenienti dall’UE-17/AELS. Tuttavia, gli effetti sono stati più pronunciati per l’immigrazione che non per la migrazione di ritorno, vale a dire che la crisi ha indotto al rimpatrio meno persone del previsto. Va inoltre rilevato che la congiuntura in Svizzera influisce maggiormente sui flussi migratori dei cittadini dell’UE-17/AELS di quanto non faccia la situazione economica nei loro Paesi di origine.

In Svizzera, dal 1991, la popolazione residente ha registrato un aumento netto (ossia considerando anche il numero dei rientri) di oltre 768 000 unità. Il saldo migratorio positivo dei cittadini dell’UE-17/AELS non va ricondotto in prima battuta all’aumento dell’immigrazione, ma piuttosto alla maggiore stabilizzazione degli immigrati che restano più a lungo nel nostro Paese.


Tasso di occupazione elevato dei cittadini dell’UE-17/AELS

Lo studio evidenzia inoltre che, con un tasso di occupazione pari all’80 per cento, il tasso di occupazione delle persone provenienti dall’UE-17/AELS supera in media quello degli altri gruppi di stranieri presenti nel nostro Paese. Nel periodo 1992-2009, i disoccupati di uno dei Paesi UE-17/AELS impiegavano mediamente 9,6 mesi per trovare un nuovo impiego, contro gli 8,4 mesi necessari agli Svizzeri. Dall’entrata in vigore dell’ALC, la ricerca di un posto di lavoro da parte di cittadini UE-17/AELS si è notevolmente velocizzata rispetto alla media degli Svizzeri.

Lo studio giunge quindi alla conclusione che l’ALC non produce alcun effetto diretto sulla disoccupazione: la quota di manodopera straniera che ha perso il lavoro entro un anno dall’arrivo in Svizzera è scesa dal 10,8 al 6,7 per cento.

Inoltre l’ALC non ha influito in maniera statisticamente dimostrabile sul divario salariale tra cittadini svizzeri e cittadini dell’UE-17/AELS. Una certa pressione al ribasso è stata statisticamente documentata solamente per la manodopera straniera scarsamente qualificata proveniente da Paesi non appartenenti allo spazio UE-17/AELS.

1) UE-17/AELS = Austria, Belgio, Cipro, Danimarca, Finlandia, Francia, Germania, Grecia, Irlanda, Islanda, Italia, Liechtenstein, Lussemburgo, Malta, Norvegia, Paesi Bassi, Portogallo, Regno Unito, Spagna e Svezia.

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Ultima modifica 24.05.2011

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