Unire le forze per una buona integrazione

Oltre 250 attori della politica, dell’economia e della società hanno partecipato alla terza Conferenza nazionale sull’integrazione per discutere su come migliorare l’integrazione degli stranieri in Svizzera. La discussione si è focalizzata sulla collaborazione tra attori pubblici (Confederazione, Cantoni, Città e Comuni) e attori non istituzionali negli ambiti Lavoro, Prima infanzia e Convivenza. A conclusione dei lavori è stata ribadita la necessità di rafforzare la collaborazione tra i vari attori per una migliore integrazione nel mondo del lavoro e nella società.

La Conferenza sull’integrazione è stata indetta dalla Conferenza tripartita (CT) che, in qualità di piattaforma politica della Confederazione, dei Cantoni, delle Città e dei Comuni, ha lanciato nel 2012 il dialogo sull’integrazione nei tre ambiti Lavoro, Prima infanzia e Convivenza allo scopo di intensificare la collaborazione a livello nazionale, cantonale e comunale. Nel suo discorso di benvenuto il consigliere di Stato neocastellano Laurent Favre ha sottolineato come in Svizzera l’integrazione funzioni generalmente meglio rispetto ad altri Paesi, anche vi sono ancora varie sfide che vanno affrontare congiuntamente.

Agenda Integrazione Svizzera

La capa del Dipartimento federale di giustizia e polizia (DFGP) Simonetta Sommaruga ha aperto i lavori affermando che l’integrazione è un investimento nel futuro del Paese e della sua popolazione. Ma ha un prezzo. Investire nell’integrazione conviene comunque, sia sul piano economico che su quello umano. Le persone possono realizzarsi solo se si sentono parte della società e se hanno una rete sociale.

Per rafforzare l’integrazione la Confederazione e i Cantoni hanno concordato un’agenda, nella quale definiscono congiuntamente come e dove investire per ottenere il massimo beneficio per tutti, ossia non solo per il Paese ma anche per gli immigrati. Secondo la ministra, il lavoro e l’educazione sono fattori chiave per il successo dell’integrazione. Per questo è importante che l’agenda coinvolga, oltre alle autorità federali e cantonali competenti in materia di migrazione, anche quelle del settore dell’educazione e della formazione, come il Dipartimento federale dell’economia, della formazione e della ricerca (DEFR) e la Conferenza svizzera dei direttori cantonali della pubblica educazione (CDPE).

La formazione, motore di integrazione

Benedikt Würth, consigliere di Stato sangallese e presidente della Conferenza dei governi cantonali, ha sottolineato la necessità di intervenire in particolare per migliorare l’integrazione dei giovani immigrati e degli adulti con poche qualifiche professionali. Poiché senza un diploma è difficile soddisfare le crescenti esigenze del mercato del lavoro, la Svizzera deve investire maggiormente nell’integrazione occupazionale degli stranieri. Convinto che la formazione sia il vero motore dell’integrazione, Würth ha tracciato un bilancio positivo del dialogo sul tema Lavoro condotto dalla Conferenza tripartita e l’economia nel quadriennio 2012–2016. Nell’ambito di progetti congiunti sono stati sviluppati corsi di lingua orientati alla pratica e sono stati eliminati ostacoli amministrativi, il che ha permesso di integrare nel mercato del lavoro oltre 2000 rifugiati. Ma siamo solo agli inizi, afferma Würth. 

Garantire buone condizioni di partenza nella prima infanzia

Già oggi più della metà dei bambini con meno di sei anni viene da una famiglia con background migratorio e la tendenza è in aumento. Al più tardi quando i bambini iniziano a frequentare l’asilo, emergono grandi differenze nel loro sviluppo che possono condizionare l’intero percorso scolastico e che spesso non possono più essere compensate. Nell’ambito del dialogo Prima infanzia si è posto l’accento sulla sensibilizzazione dei professionisti del settore circa l’importanza della promozione dell’integrazione nella prima infanzia. L’obiettivo dev’essere di permettere a tutti i bambini, a prescindere all’origine, di crescere in salute e nel limite del possibile di padroneggiare la lingua locale già all’inizio della scolarità. Nel suo intervento, il consigliere nazionale Kurt Fluri, presidente dell’Unione delle città svizzere, ha spiegato che gli investimenti nel sostegno alla prima infanzia consentono di compiere un grande passo avanti nella politica di integrazione. Proprio per questo le Città e i Comuni si impegnano molto in questo campo.

Impegno della società civile

Hannes Germann, presidente dell’Associazione dei Comuni svizzeri, ha sottolineato che integrazione non significa solo imparare la lingua del posto o avere un impiego. Essere integrati vuol dire anche far parte di una società. In questo senso assumono un’importanza fondamentale gli incontri tra migranti e popolazione locale organizzati spesso nell’ambito di progetti di volontariato e prioritari nel dialogo sull’integrazione nell’ambito d’azione Convivenza. Quest’impegno è molto prezioso, in particolare per i rifugiati, e come tale dev’essere riconosciuto e promosso dalle autorità statali.

Alla conferenza hanno partecipato rappresentanti della Confederazione, dei Cantoni e dei Comuni (membri dell’esecutivo e dell’amministrazione), delle associazioni di categoria e del padronato, dei sindacati, delle associazioni attive nel campo della medicina (pediatri, levatrici e personale di cura) e del sostegno alla prima infanzia (custodia extra-familiare) come pure di fondazioni, associazioni sportive, organizzazioni per i giovani e di volontariato, associazioni assistenziali e di beneficienza, associazioni di migranti e di varie comunità religiose. Dalla conferenza è emerso che tutti gli attori possono fornire un contributo determinante per il successo dell’integrazione in Svizzera. La Conferenza tripartita elaborerà i risultati dei lavori e li tradurrà in una serie di raccomandazioni.

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Ultima modifica 19.06.2017

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